Ho conosciuto Elio Cortese diversi anni fa e, da subito, sono rimasto favorevolmente colpito dalla sua eleganza e dalla passione per lo studio della Calabria e di Crotone. Oggi lo scopro nelle vesti di romanziere che, attraverso un linguaggio aulico e coinvolgente, ci propone un argomento caratterizzante del passato meridionale: il brigantaggio e, con esso, il dramma degli uomini che popolavano i bassifondi e dei contadini, sempre contrapposti ai rappresentanti delle classi egemoni e ai loro privilegi.
Il libro, che coniuga brillantemente la verità con la fantasia e appare come una sintesi degli opposti, è una terrazza che si affaccia sugli odori, i colori, le paure e i dolori della Calabria nel periodo della dominazione francese (1806-1815) quando, insieme a una parte della popolazione fiduciosa dell'azione governativa di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat, agisce il brigante Parafante (Paolo Mancuso) e i suoi adepti.
Antonello Savaglio